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 Cose che toccano il Corso di Terzo livello

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Jean
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Jean


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MessaggioTitolo: Cose che toccano il Corso di Terzo livello   Cose che toccano il Corso di Terzo livello Icon_minitimeLun 10 Set - 14:09

In questa intervista tutto gira intorno a cose che toccano il Corso di Terzo livello, eppure sono cose pubbliche! Vedete quanto è importante arrivarci, e non solo al livello dell'insegnamento ma al livello pratico, (e anche, da vostra parte anche un giorno, insegnare queste cose):

25/8/2007 (8:24)
Padre Brian: "Lei voleva distruggere le lettere, non ho potuto obbedire"
Il sacerdote ha pubblicato le sue lettere.

PABLO TRINCIA
NEW DELHI

Si è ritrovato tra le mani le lettere private che svelano l’animo tormentato di una donna diventata icona di santità e di altruismo nel mondo. Si è chiesto cosa farne. E, alla fine, ha deciso di pubblicarle. Padre Brian Kolodiejchuk, portavoce delle Missionarie della Carità, l’ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta, è l’autore del libro «Come be my light», che uscirà il 4 settembre, un giorno prima del decimo anniversario della morte della piccola suora albanese. Il missionario, che oggi vive a Tijuana, in Messico è anche postulatore della causa di canonizzazione di Madre Teresa. Il suo libro è destinato a far discutere a lungo.


Padre Brian, nel suo libro compaiono alcune lettere inedite che svelano uno dei lati più intimi e umani della fede di Madre Teresa.

«È vero. Pochi anni dopo quello che lei stessa ha definito il suo periodo di ispirazione, Madre Teresa ha vissuto un lungo periodo di oscurità interiore che si è protratto fino alla fine dei suoi giorni. Tutto è cominciato tra il 1949 e 1950. In quel periodo la fondatrice dell’ordine dei Missionari della Carità confida di non avvertire la presenza di dio. Ovvero, di sentirsi unita ad esso, ma di non riuscire a percepire nulla. Questo inizialmente l’ha turbata profondamente».

Come ha affrontato questa crisi?

«Ha semplicemente imparato a conviverci e ad accettarla come una sfida posta dalla fede. Nel 1958 Madre Teresa racconta di aver superato questo momento di crisi per circa un mese, salvo ricadere di nuovo nell’oscurità. Poi ad aiutarla c’è stato Padre Neuner, con il quale si confidava. Nel 1961, Neuner le ha fatto capire una cosa fondamentale: quell’oscurità e quell’incertezza che la spaventavano in realtà rappresentavano la vera parte spirituale del suo lavoro e della sua opera».

Madre Teresa tuttavia aveva chiesto che le lettere fossero distrutte. Perché le ha volute pubblicare?

«Perché sono un documento unico e importante. Ci siamo consultati a lungo, all’interno dell’ordine, prima di decidere cosa farne. Poi abbiamo deciso di renderle pubbliche. Il mondo è abituato a conoscere Madre Teresa attraverso la sua santità. Queste lettere raccontano la sua profondità, il suo aspetto umano, la sua capacità di affrontare le situazioni più difficili. Quanti, dopo aver vissuto un’esperienza simile, avrebbero avuto la forza di andare avanti lo stesso a fare quello che ha fatto?».

Pensa dunque che questa sua esperienza possa insegnare qualcosa anche agli altri membri dell’ordine che hanno seguito la sua strada?

«Assolutamente. Pubblicare queste lettere private serve anche a indicare agli altri membri dell’ordine come gestire i momenti di buio o di crisi spirituale, nel corso di una vita non facile al servizio dei più poveri. In una di queste lettere Madre Teresa lo spiega, rivolgendosi alle sue consorelle. La sfida più difficile non va combattuta là fuori, ma dentro ognuno di noi».

Però lei le ha pubblicate in un libro che esce proprio il giorno del decennale della morte. Una coincidenza o un’astuta operazione commerciale?

«Mi creda, non si tratta di un’operazione commerciale, ma di una serie di coincidenze. Quelle lettere sono venute fuori solo di recente. È stato l’arcivescovo di Kolkata (Calcutta) a farmele avere. Ci è voluto molto tempo per trovarle».

Dieci anni dopo la morte di Madre Teresa, cosa è cambiato per il vostro ordine? Gli aiuti sono diminuiti o ricevete lo stesso supporto di quando lei era ancora viva?

«Le bastino alcuni dati. Nel 1997, quando è morta Madre Teresa, l’ordine contava 3800 suore della carità. Ora sono quasi cinquemila. I centri aperti nel mondo erano 554. Oggi ce ne sono duecento in più. Non siamo mai stati abbandonati».
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Anna Maria

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MessaggioTitolo: Re: Cose che toccano il Corso di Terzo livello   Cose che toccano il Corso di Terzo livello Icon_minitimeMar 11 Set - 20:28

Ciao Jean, eccomi di nuovo!
Vorrei aggiungere a ciò che hai scritto alcuni brani tratti dal libro di Saverio Gaeta, IL SEGRETO DI MADRE TERESA - Il diario e le lettere inedite dei colloqui con Gesù riportati alla luce del processo di beatificazione, Edizioni Piemme, 2002, pp. 95-96, 97, 100-103.

"Il mio sorriso è un grande mantello che copre una moltitudine di dolori", scrisse Madre Teresa in una lettera del luglio 1958. Che cosa intendesse dire con queste drammatiche parole appare chiaro unicamente oggi, dopo che, oltre alla corrispondenza con l'arcivescovo Ferdinand Périer e con padre Celeste Van Exem, anche le inedite lettere da lei inviate ai gesuiti Joseph Neuner e Lawrence Trevor Picachy - per alcuni anni suo confessore e successivamente cardinale e arcivescovo di Calcutta - sono state recuperate agli atti del processo diocesano di canonizzazione: "Tutto il tempo a sorridere, osservano a mio riguardo le suore e la gente. Loro pensano che la mia fede, la mia speranza, il mio amore mi stiano colmando in profondità e che l'intimità con Dio e l'unione con la sua volontà impregnino il mio cuore. Se soltanto potessero sapere...".

Ciò che le suore e la gente non conoscevano fa parte del secondo grande segreto di Madre Teresa, conservato gelosamente fino a oggi e che è strettamente connesso al primo, quello dei suoi dialoghi con Cristo e delle relative visioni.
Potremmo dire in sintesi che, se l'inizio della sua nuova vocazione fu "al buio", mediante le locuzioni interiori che ebbe sul treno notturno che la conducevano a Darjeeling, tutto il resto della sua esistenza - dopo quei mesi straordinari di confronto serrato con Gesù - è stato trascorso dalla religiosa nella completa oscurità spirituale, senza più conforti interiori, ma anzi con la costante sensazione di vivere nella lontananza e nell'assenza di Dio. (...)

Ed è proprio all'interno di questa terribile esperienza che prorompe l'eroicità della fede vissuta per ben cinquant'anni dalla religiosa. Padre Brian Kolodiejchuk, il missionario della carità che è alla guida della causa di canonizzazione, non ha dubbi: "Pur oppressa da questa ferita interiore, la nostra fondatrice continuò a sorridere, a lavorare, a mostrarsi gioiosa. E questo testimonia con chiarezza come fosse fermamente convinta che Dio aveva un preciso piano sulla sua vita, cui ella desiderava unicamente dare compimento". (...)

Gradualmente ella cominciò a comprendere meglio il significato di tale dolorosa esperienza e a metterla in relazione con la propria vocazione. Nel novembre 1958 disse a monsignor Picachy di non aver mai saputo "che l'amore può far soffrire così tanto, sia per l'assenza, sia per il desiderio". All'inizio del 1960 potè confidare a padre Neuner: "Per la prima volta in questi undici anni, ho cominciato ad amare l'oscurità. Perchè ora credo che essa sia una parte, una piccolissima parte, del buio e del dolore vissuto da Gesù sulla terra. Lei mi ha insegnato ad accettarla come un "lato spirituale dell'opera". Oggi ho davvero sentito una profonda gioia, poichè Gesù non può vivere direttamente l'agonia, ma desidera viverla attraverso di me. Mi abbandono a lui più che mai. Sì, più che mai sarò a sua disposizione". E che gli alti e bassi si siano protratti fino agli ultimi anni lo testimoniano queste righe del 1991: "Ho cominciato ad amare la mia oscurità, perchè ora credo fermamente che faccia parte, anche se è soltanto una piccola parte, dell'oscurità e del dolore provati da Gesù sulla terra".

Nell'ottobre del 1960 la sofferenza era intanto divenuta nuovamente insopportabile: "Sono stata sul punto di dire "no". E' stato così duro, mi sembra come se qualcosa possa un giorno rompersi dentro di me. E poi quell'oscurità, quella solitudine, quella sensazione di terribile isolamento. Il paradiso è sbarrato da ogni parte. Anche i richiami che mi attiravano a Loreto è come se non ci fossero più: se n'è andato l'amore verso chiunque e qualsiasi cosa. Eppure desidero ardentemente Dio. Voglio amarlo con ogni goccia di vita che è in me". A sorreggerla in quei terribili momenti c'era unicamente la Passione di Gesù: "Non riesco nemmeno a meditarla. Guardo soltanto Cristo sofferente e vado avanti a ripetergli: "Lasciami condividere con te questo dolore".

Il pressante interrogativo era sempre lo stesso: "Che cosa Dio ricava davvero da me, mentre sono in questo stato, senza fede, senza amore, senza neanche un sentimento? L'altro giorno c'è stato un momento nel quale quasi rifiutavo di accettare la situazione, e allora ho preso il Rosario e ho iniziato a recitarlo lentamente e con calma, senza meditare o pensare nulla. Così il brutto momento è passato, ma l'oscurità è veramente densa e il dolore molto tormentoso. In ogni caso, accetto qualunque cosa egli mi dona e gli dono qualunque cosa egli mi prende".
Grande era perciò il suo turbamento nel rendersi conto dei sentimenti che manifestavano quanti le stavano accanto. Nel settembre del 1962 rivelò a monsignor Picachy: "Le persone dicono di sentirsi attirate verso Dio, vedendo la mia solida fede. Questo non significa ingannare la gente? Ma ogni volta in cui volevo dire la verità - e cioè che io non ho fede - le parole proprio non uscivano, la mia bocca restava serrata e continuavo a sorridere a Dio e a tutti". Il vero timore che l'attanagliava era quello di poter arrivare a tradire Gesù: "Preghi per me affinchè io non divenga mai come Giuda", lo implorò nel gennaio 1964.

A ogni buon conto, la sua esperienza le serviva per dare una mano a quanti si trovavano in una simile situazione. E' una lettera di straordinaria efficacia, quella che scrisse a un sacerdote nel febbraio 1974: "Lei ha detto "sì" a Gesù e lui l'ha presa in parola. Il Verbo di Dio è divenuto Gesù il povero. E perciò lei sperimenta questo terribile vuoto. Dio non può riempire ciò che è pieno. Egli può unicamente riempire il vuoto, la profonda povertà, e il suo "sì" è l'inizio dello svuotamento. Non conta quanto noi abbiamo realmente da dare, bensì quanto siamo vuoti, in modo da poter ricevere la sua pienezza nella nostra vita e da permettergli di vivere la sua esistenza in noi. Oggi, tramite lei, Gesù vuole rivivere la propria completa sottomissione al Padre. Glielo permetta. Non importa che cosa lei sente, ma cosa lui prova dentro di lei. La smetta di guardare a se stesso e gioisca di non avere nulla, di non essere nulla, di non poter fare nulla. Doni a Gesù un grande sorriso ogni qualvolta la sua nullità la spaventa. Questa è la povertà di Gesù. Lei e io dobbiamo consentirgli di vivere in noi e mediante noi nel mondo".

Nonostante le sofferenze che l'oscurità spirituale le arrecava, Madre Teresa ebbe infatti sempre la chiara consapevolezza che la fede era il vero faro della propria vita, tanto da riuscire a guardare alle cose del mondo secondo la prospettiva di Dio e intravedere anche negli eventi più insignificanti la sua mano. Sono innumerevoli le testimonianze che ricordano come ella, durante qualsiasi discorso, intercalasse frasi quali: "Guarda Dio che cosa sta compiendo" e "Ammira la bontà di Dio".
Una lettera alle Missionarie datata 31 luglio 1962, in uno dei periodi più faticosi della sua esperienza spirituale, manifesta la convinzione che ella per prima mise in pratica durante tutta la vita: "Cristo ti utilizzerà per compiere grandi cose a condizione che tu creda più nel suo amore che nella tua debolezza. Credi in lui, abbi fede in lui con cieca e assoluta fiducia perchè lui è Gesù. Credi che Gesù, e soltanto lui, è la vita; e che la santità non è altro se non lo stesso Gesù che vive intimamente in te".


Tutto questo è molto bello e merita solo il silenzio! Avrei però bisogno di una tua chiarificazione.
Il capitolo da cui sono tratti questi brani si intitola: UN SORRISO PER MANTELLO - La fede si scontra con la "notte oscura".
L'autore infatti commenta l'esperienza di Madre Teresa parlando della "notte oscura" o "notte dello spirito" di S. Giovanni della Croce.
Mi sembra però di capire che in questa fase Madre Teresa abbia già raggiunto l'Unione con Dio e la pienezza della Carità, attraverso la partecipazione alla Passione di Cristo. La sua oscurità quindi non sarebbe legata al processo di purificazione profonda (la "notte oscura"), ma al famoso velo tra lo spirito e l'anima che può diventare opaco per un permesso divino. E' così?
Grazie e a presto!
Anna


Ultima modifica di il Gio 13 Set - 13:52 - modificato 2 volte.
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Jean
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MessaggioTitolo: Re: Cose che toccano il Corso di Terzo livello   Cose che toccano il Corso di Terzo livello Icon_minitimeMer 12 Set - 1:15

Si, perfetto... non è la notte dell'anima o dello spirito ma è una Partecipazione fecondissima alla Passione di Cristo, cosa che avviene dopo l'Unione, si.
L'autore del libro, il P. Brian, (promotore della causa di M Teresa) va nella stessa direzione - meno male. Perchè molti pur troppo, dicono che è "notte dello spirito".
Santa Teresina ha la stessa cosa durante i suoi 18 ultimi mesi; e quante volte abbiamo sentito e letto fesserie su questi 18 mesi...! Sono cose sacre, e sono spesso manipolate da gente ignorante che farebbe meglio di taccere e di studiare.
Sono cose che comunque verdremo, Dio volendo, al Terzo livello... se Dio ci dà fedeltà e continuità....
A presto
Jean
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